Quaranta scuole. «Trentacinque ci hanno richiesto specificamente incontri sul bullismo e cyberbullismo. A testimonianza che il tema è molto sentito». Vanna Ugolini, giornalista de Il Messaggero e presidente dell’associazione Libertas Margot, inquadra le dimensioni di un fenomeno che sembra finalmente uscito dalla dimensione del non detto. Perché il bullismo esiste. Perché i diversi «perché vanno bene a scuola, o per il motivo contrario, o perché hanno difficoltà fisiche» tra giovani e giovanissimi sono sempre più sistematicamente vittime di persecuzioni. Di persona, tra i banchi di scuola o nei punti di incontro dei più giovani, ma anche e soprattutto sui social network.
Situazioni inquietanti, che possono arrivare a casi limite. Quello per esempio di un bimbo vittima a sei anni di bullismo. Per i capelli. Capelli folti e vigorosi, ma tali da definirgli il  prendere un paio di forbici e provare a tagliarseli tutti, pur di non dover condividere con lo scherno dei compagni di classe.
E succede qui, a Perugia, non in chissà quale realtà metropolitana degradata. Elementi che fanno riflettere e che sono emersi nel corso del convegno Le radici della violenza organizzato ieri alla Sala dei Notari da Libertas Margot con la partecipazione di Carla Casciari per la Regione, di Dramane Wague per il Comune, del questore Francesco Messina e di Paolo Picchio, il papà di Carolina prima vittima del cyberbullismo e dalla cui tragica esperienza è nata la legge su bullismo e cyberbullismo.
La storia del bimbo è stata tratteggiata dalla psicologa Lucia Magionami, che assieme all’avvocato Emanuele Florindi e al segretario provinciale del sindacato di polizia Siulp Massimo Pici animano tante iniziative di Margot. L’associazione ha distribuito questionari distribuiti nel corso degli incontri nelle scuole coinvolte nel progetto (liceo classico di Assisi, Iis Cavour Marconi Pascal, liceo Alessi, scuola media Carducci-Purgotti, scuola media di Olmo e Ferro di Cavallo, scuola media Foscolo, liceo di Bastia, Istituto comprensivo di Bevagna, Istituto comprensivo Piermarini di Foligno, Istituto comprensivo di Cannara, Piegaro e Pietrafitta.).
Oltre 2400 i ragazzi incontrati, 107 i questioniari riconsegnati ai docenti: dalle risposte emerge che la stragrande maggioranza degli adolescenti è in grado di riconoscere cosa è il fenomeno del bullismo ma molto meno di difendersi. «Quello che è emerso è dunque che mancano figure di riferimento a cui i giovani possano rivolgersi in caso sorga un problema o anche solo per un confronto. Alcune delle risposte anonime dei ragazzi sono sembrate autentiche richieste di aiuto» dicono gli esperti di Margot.
Davanti a una Sala gremita di studenti, il questore Messina ha sottolineato l’importanza della prevenzione per contrastare il fenomeno del bullismo, anche e soprattutto via internet. E ha annunciato la possibilità che in questura venga creata una stanza rosa ovvero una sala specifica in cui le donne e le persone che hanno subito violenze possano raccontare quanto accaduto in una situazione protetta. Particolarmente toccante l’intervento di Paolo Picchio. Oltre a raccontare lo strazio di quanto accaduto alla figlia ha esortato i ragazzi a non lasciarsi «trafiggere da nessuno».
Michele Milletti