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Perugia, stuprata 4 anni fa chiede giustizia: «Il processo rischia la prescrizione»

La nota delle associazioni contro la violenza di genere: «Inaccettabile che lo stupratore possa passarla liscia. Terremo alta l’attenzione sul caso»

Perugia, stuprata 4 anni fa chiede giustizia: «Il processo rischia la prescrizione»

IMMAGINE DI REPERTORIO
 
 

di Fra. Mar.

Non solo è stata stuprata selvaggiamente da un ragazzo che si era proposto si offrirle qualcosa da bere dopo una serata in discoteca. Non solo lui le ruppe il naso e quasi la ammazzò di botte. Non solo il dolore fisico e psicologico di quell’atto vile, ma adesso anche la rabbia per un processo che va troppo per le lunghe e che rischia di regalare la prescrizione allo stupratore, che nel frattempo si è rifatto una vita fuori dal carcere – da cui uscì pochissimo tempo dopo l’arresto in flagranza di reato.

La terribile violenza si consumò il 24 dicembre di quattro anni fa: un perugino di 25 anni promise di accompagnare a casa una ragazza dopo una serata in discoteca. Invece, quell’uomo, deviò con la macchina in un luogo isolato, fece scendere la giovane dall’auto e la trasformò in un oggetto su cui scaricare la sua violenza. Botte, botte, botte e ancora botte ridussero quella giovane in una maschera di sangue. Non fu abbastanza, perché poi, quell’uomo, le agì anche una brutale violenza sessuale.

Il fatto L’uomo, arrestato in flagranza di reato, fece un mese di carcere e un altro periodo ai domiciliari in una casa famiglia. Da allora è libero in attesa di sentenza. Oggi, a quattro anni dal fatto, il processo è ancora molto lontano dall’essere concluso e, in appello, se non già in primo grado se non verranno fissate udienze con cadenza serrata, c’è il rischio concreto che cada in prescrizione. E che venga vanificato anche il no che il gup diede al giovane alla richiesta di rito abbreviato chegli sarebbe valso uno sconto di pena.

IL RACCONTO DELLA RAGAZZA IN AULA

Ha pagato solo la vittima Le associazioni di Perugia che si occupano di violenza di genere accolgono la richiesta della vittima di avere giustizia, chiedono che non si spengano i riflettori sul caso e che si arrivi a una sentenza certa e veloce. La vittima della violenza, difesa dall’avvocato Matteo Giambartolomei, pur essendo stata seguita dalla famiglia e da specialisti che l’hanno aiutata a elaborare il trauma, ha pagato per tutti questi anni le conseguenze della violenza subita e, ancora, oggi, aspetta giustizia, aspetta una risposta da parte della Stato a cui si è rivolta con fiducia e coraggio, anche per dimostrare a tutte le vittime che hanno subito in silenzio che non è tutto inutile, che si può arrivare ad avere giustizia.

L’IMPUTATO ERA STATO DENUNCIATO PER VIOLENZE ANCHE DALLE EX

Precrizione inaccettabile «Come associazione che si occupano di violenza di genere chiediamo che si faccia di tutto perché il processo non cada in prescrizione.  Non sarebbe accettabile, in caso di condanna, che un uomo che ha violentato una ragazza la possa fare franca mentre la vittima, che ha già dovuto affrontare tanto dolore, fisico e psichico, che continua ad essere segnata dalla violenza, non abbia giustizia. Una giustizia che, comunque, non la ripagherà mai del tutto il dolore e il trauma che l’hanno segnata. Le associazioni che si occupano di violenza di genere, Libertas Margot, Centri antiviolenza, Progetto donna, Liberamente donna, Il Coraggio della Paura, Rete Donne Antiviolenza si impegneranno anche perché i riflettori rimangano accesi sul caso, organizzando altre iniziative da qui a giugno, quando ci sarà la prossima udienza del processo e perché si arrivi nel più breve tempo possibile a una sentenza».

Si ricomincia da capo L’udienza di giugno prossimo però, invece che una delle ultime udienze del processo di primo grado, sarà la primo del nuovo processo di primo grado. Il collegio dei giudici è infatti stato rinnovato per trasferimenti di alcuni togati e quindi l’istruttoria riprenderà da capo. Come la legge prevede, la difesa chiederà certamente di risentire tutti i testimoni, così, se non altro, i tempi si allungheranno di nuovo. Solo il nuovo collegio che si occuperà di questo caso può imporre tempi certi e fare si che si arrivi a sentenze in tempi brevi, anche se rischia di essere già troppo tardi.

Corsia preferenziale Un ritardo di fatto non imputabile a nessuno se non a una macchina giustizia che funziona male e ancora peggio nei casi in cui invece dovrebbe marciare velocemente verso quello di cui le vittime di questi terribili reati hanno più bisogno. Non è accettabile in un paese civile infatti che una donna stuprata, già segnata dalla violenza vile e brutale di un uomo, debba sopportare anche l’umiliazione di uno Stato e una giustizia che le voltano le spalle per lungaggini che nessuno si è preso la briga di accorciare. Servirebbe una ‘corsia preferenziale’ per reati gravi di questo tipo. Una corsia che permetta un conclusione in tempi certi. In assenza di una regola scritta intanto, sarebbe bastato fare un calendario serrato. E forse oggi questa ragazza non sarebbe costretta ad esporsi nuovamente all’opinione pubblica – seppure come vittima – per chiedere quello che le spetterebbe di diritto.

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